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Premio di Poesia "Francesco Petrarca" - Città di Arezzo
IV Edizione

Ultimo aggiornamento: 22 Luglio 2019
Clicca qui per il bando completo del concorso
Risultati

La giuria, costituita da:
Presidente: Claudio Santori – giornalista pubblicista, storico e Dirigente Scolastico a riposo
Giurati: Patrizia Fazzi – docente di lettere a riposo e poetessa
Vito Cozzi Lepri – regista teatrale professionista e Dirigente Scolastico a riposo
Sergio Castrucci – scrittore, saggista e poeta; collaboratore fisso alla Lettura della Domenica per La Nazione
Maria Pia Nannini – Docente di lettere – Liceo Scientifico “F. Redi”
ha selezionato, quali meritevoli di Premio, le seguenti liriche:

Categoria “Piccoli Poeti”: Nessun Premio – Nessuna Segnalazione
Categoria “Canzoniere”: Nessun Premio – Nessuna Segnalazione

Categoria “Ragazzi”:
Sono stati assegnati i tre premi:
1° Premio = “Piccolo Paradiso” di Melissa Storchi (Bibbiano – Reggio Emilia)
2° Premio = “Vivere di Poesia” di Rachele Bolognini (Massa e Cozzile – Pistoia)
3° Premio = “Dammi la mano” di Chiara De Cillis (Balestrate – Palermo)

Categoria “Adulti”:
Sono stati assegnati i tre premi, l’ordine di classificazione sarà reso noto il giorno della premiazione. Le poesie scelte (in ordine alfabetico per autore) sono:
1° Premio= “Ritorno alla Terra” di Cosimo Rotolo (Pescara)
2° Premio= “Dentro una lacrima d’azzurro” di Rita Muscardin (Savona)
3° Premio = “Parco Giochi Paradiso” di Flavio Provini (Milano)

La giuria, inoltre, ha ritenuto di poter segnalare come particolarmente meritevoli le seguenti poesie:
“La casa perduta” di Antonella Sozio(Venafro-Isernia)
“Teneri fili di verde” di Giuseppe Barin (Noale – Venezia)
“Scoprire? La gioia!” di Antonio Sbarra (Cortona – Arezzo).


Ricordiamo che la premiazione si svolgerà Sabato 20 Luglio ore 17:30 presso:
“Casa del Petrarca”
Via Dell’Orto n.28
Arezzo (AR).

Opere vincitrici




Categoria Ragazzi


Primo Premio = “Piccolo Paradiso”
Questa notte
ammirerò le stelle,
ma ora avverto il “calore”
del vespro;
il suo sguardo rossastro
domina le montagne.
Vorrei fuggire
da questa città
tra lo scalpitio delle persone
ed il tempo che scorre
frenetico.
Irrefrenabile l’impulso
di correre fra quei sentieri
dove ogni giorno è magia,
dove ogni attimo si trasforma
in libertà.
Inseguo la luce dell’alba
cercando di raggiungere la vetta
prima che cali
la sera.
Quanta gioia refrigerarsi
nelle acque fresche
dei ruscelli…
fra i suoni del bosco
che colmano l’anima.
Ora, nostalgica m’immergo
in quel mondo
surreale ove
ho ritrovato
il mio piccolo “Paradiso”.

Melissa Storchi (Bibbiano – R. E.)




Secondo Premio = “Vivere di Poesia”
Desidero trascorrere
questo viaggio a fianco
di una compagna speciale.
Voglio svegliarmi
con il piacevole eco
dei miei pensieri notturni.
Essere cullata
dalle soavi parole
di una riflessione ammaliante.
Potermi sfogare impugnando
una penna e scagliando
tutto il mio malessere
su un foglio di carta.
Potermi aggrappare
alle sue protettrici ali,
volare nell’immensità
delle parole e
non provare disorientamento
ma soltanto un piacevole abbandono.
Voglio che mi rimbocchi le coperte
quando sono esausta e
ho la sfrenata voglia
di scrivere ancora
una nuova frase.
Quella compagna sei tu Cara Poesia.

Rachele Bolognini (Massa e Cozzile – PT)




Terzo Premio = “Dammi la Mano”
Ho visto un oceano
inginocchiarsi in compianto
quando lacrime di rive affamate
furono sazie all’alba di un’era
dammi la mano,
urlammo dalle rive di un fiume di pianto.
Ho visto un vento
sgretolare le chiese
quando fiati umani
spensero la danza delle candele.
dammi la mano,
implorammo i numi di un altare profano.
Ho visto montagne
decorate da braccia fiacche
costruite da chi ancora
aspetta il grano giù in pianura.
dammi la mano,
sollevammo Giustizia come fosse una piuma.
Ho visto catene che strinsero il Bene alla mia cintura
imprigionata nel nome
di una Libertà nelle vesti di vergine.
dammi la mano,
dichiarammo innanzi alla legge.
Ho visto sette volte sette
respirare l’ultimo spiro
quando un cannibalismo meschino
nutrì le maree artificiali.
dammi la mano,
ancora cantammo
spalancando la via
per l’ultimo porto.

Chiara De Cillis (Balestrate – PA)




Categoria Adulti


Primo Premio = “Ritorno alla Terra”
Ho lavato l’acqua salata
salamoia incrostante
sporcandomi le mani
nella turgida terra argillosa.

Ho arenato il mio barco
contro l’albero d’ulivo
bitta secolare
delle più fertili tradizioni.

Ho abbattuto le antenne sul tetto
per sostituirle con la banderuola
ad indicarmi la direzione del vento
e ricordarmi le storie dei mari solcati.

Ho guardato le mie mani
striate e bruciate
dalle crude fibre delle cime di raffia
per ricordare le piaghe e i geloni
di quelle di mio nonno
temprate dal duro lavoro dei campi.

Ho ritrovato la mia essenza
nell’odore della terra riarsa
profumo intenso e pastoso
rimembranza lontana
delle sordide giornate
sugli sterrati polverosi
a rincorrere un pallone.

Ho ascoltato i lamenti del vento
fra le fronde degli alberi
a ricordarmi
le urla del mare sulle sartie
sirene tempestose
dell’oceano ostile.

Cosimo Rotolo (Pescara)




Secondo Premio = “Dentro una lacrima d’azzurro”
Triste questo mio andare ora che il silenzio è pena
solitudine di giorni a disegnare stagioni
consacrate ad un perpetuo inverno.
I tuoi piccoli passi di neve mani hanno lasciato traccia
sulla terra ostile dove affondano radici di dolore.
E lo sguardo si perde oltre il buio
a indovinare il tuo sorriso dietro una lacrima d’azzurro.
Solitudine di onde in un abbraccio di mare
e un’impronta d’acqua su rive d’infinito.
Sono giorni di pioggia sospesi sul cuore,
un’ipotesi di tempo che non è
mentre stringo la notte fra le mani vuote di te, di noi.
Lievi i tuoi passi s’allontanano nell’ombra di una candela accesa
su altari di dolore e solo rimane al risveglio
la crudele verità di un’assenza.
E’ sceso il silenzio delle stelle fra noi,
stanco il mio vivere a cercare memorie in un sogno fragile
come un fiore di cristallo posato sul cuore.
Forse un giorno riposerò le mie ali di vento,
gabbiano su lidi di sabbia a cercare l’ultimo raggio di sole
in una deriva d’azzurro prima del tramonto.

Rita Muscardin (Savona)




Terzo Premio = “Parco giochi Paradiso (i miei endecasillabi per i bambini dell’Oncologico che più non sono)”

Chissà cosa troverò oltre le nubi
gabbianelli nei giri di capriole.
una giocheria di mille metri cubi
scivoli di luna, un fiocco di sole.
Montagne russe sospese al vento
un’altalena con vista sul mondo:
su, dentro i sentieri del firmamento
e poi giù a picco in un nanosecondo.
“Strega comanda colori”, urlerò
agli amichetti sull’arcobaleno
e tutti via per un giallo di falò
o luce bianca latte, od ocra fieno.
Griderò “ce l’hai” al cherubino biondo
lui che scarnito nella corsia accanto
geografia studiava sul mappamondo,
la vita a sfilarglisi come un guanto.
Così in un saluto di minute ali
planerà da un altro di eguale età
lieti tutti, dimentichi dei mali
che già ci imposero l’infermità.

Sarà poi la volta del nascondino
io dietro un baobab di cotone rose
e, nell’attesa, tornerò bambino
il solo impegno tener quella posa.
All’ombra del tempo rivedrò il tutto:
il laccio della chemio sul braccino
la nenia di papà, la chiesa a lutto
l’acero a sigillare il mio destino.
Riudirò solo il sussurro materno
il commiato rimasto nello sguardo
il sibilo della penna sul quaderno:

“arriverò anche io, un pò in ritardo”.

Flavio Provini (Milano)




Poesie Segnalate
Casa Perduta
T’assedia il buio
Regna rapace il tempo
A passi d’ala ti percorre il vento
Non hai stagioni, gli occhi fuggenti
Ferite aperte le crepe,
spenta ogni eco
solo silenzi.
Cosa resta di quel tanto,
voce di pioggia
ombra di fuoco spento
perduta illusione d’eterno.
E tremi all’acqua che consuma
Al tarlo che divora,
è d’edera il tuo tempo.
Siamo d’erba selvatica e vento:
mi appartieni, ti appartengo
sono fatta del tuo tempo fermo.
Tetto di cielo anch’io
Pelle ferita che resiste ai venti,
custode di ricordi
eppur viva di passi, voci, sogni.
Son occhi le finestre
Abbraccio a porta spalancata
L’orecchio teso a voce che non torna.
Eppure resisti
Caldo cuore di pietra
Fantasma che non tace.
Non pensarla finita,
se ascolti
è ancora vita che torna e grida
in lavoro incessante di radice.

Antonella Sozio (Venafro – IS)




Teneri Fili Di Verde
C’è tanta dolcezza
In questa brezza che dipana la notte
E cerca una vanga di luce l’aurora
Con tremore d’amanti le siepi
S’abbracciano al giallo
Del fragile fior di narciso
Alle turgide gemme d’ortensia
A uno scricciolo allegro
Che saltella la sua primavera.
Più in là sulla riva
V’è un mulinar di tristezza
Delle ultime foglie d’altra stagione
Ma teneri fili di verde
Nelle ore più calde
Già tentano l’aria ed il sole

Giuseppe Barin (Noale – VE)




Scoprire? La Gioia
Risuonano, lenti, quei passi
Nell’ultima china pensosa.
Le fole del triste saluto;
nel vento, soltanto gli addii.

Crudele, la mente ritorna
Al dolce mestar del passato,
ai sapidi sbuffi di gioia,
al tempo di cui sei prigione.

Il tempo! L’occhiuto tiranno
Che d’ogni temperie travolge
Le fibre nell’intimo tuo:
inane lo guardi, stupito.

Il carro, quel carro “eschileo”,
nell’ultima curva scompare:
l’offizio funereo, suo, sempre
si stampa anche adesso, nel cuore!

Cipressi, laurelli ed ontani
A spoglie mortali fan coro:
sei solo, deposto hai il dolore
nell’urna del vento sfiorata.

La gioia? Vocabolo inane:
caduta è la fronte sul petto.
“Nonno, su, pigliami in collo!
Ecco: l’ieri adesso è domani!

Manina si attaglia alla tua,
l’abbraccio più stretto s’aduna:
e al corpo d’inverno gravato
tepore riportano: e gioia!

Giuseppe Barin (Noale – VE)



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